progetto:

R.I.T.M.I – Rete Integrata Tutela Minori Immigrati

08/03/2021
31/05/2023

Linea di Finanziamento


Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione

A valere sul Fondo Asilo Migrazione ed Integrazione (FAMI 2014-2020)
Obiettivo Specifico 2. Integrazione / Migrazione legale – ON 3 – lett. j) Governance dei servizi
Interventi di sistema per il rafforzamento della prevenzione e del contrasto delle violenze a danno di minori stranieri. Prog. 3626. 

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R.I.T.M.I. – Percorso Formativo: “Sfide e prassi dell’intervento multiagenzia con i minorenni stranieri esposti a traumi e violenza”
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Descrizione progetto:

 


R.I.T.M.I – Rete Integrata Tutela Minori Immigrati
è un progetto di capacity building finanziato dal Fondo FAMI Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014/2020; capofila del progetto è l’Azienda Sanitaria Locale di Salerno in partenariato con l’Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali (IPRS).

A partire dalla Convenzione di New York ampia è stata la riflessione sul tema della violenza, del maltrattamento e dell’abuso a danno dei minori. Numerose sono state negli anni le ricerche realizzate dall’IPRS in tal senso fino alle recenti esperienze che hanno portato ad affrontare il tema sia da una prospettiva europea, si pensi al progetto I.N.T.I.T, sia da un punto di vista specificatamente territoriale e nazionale come CABMF- Centro Aiuto al Bambino Maltrattato e alla Famiglia.

A fronte di tali competenze sviluppate dall’IPRS relativamente la materia e in considerazione del solido rapporto di collaborazione oramai costruito con la ASL di Salerno, in particolare per ciò che concerne la realizzazione di progetti FAMI quali PENDING e CROSS LEARNING, il progetto R.I.T.M.I rappresenta l’occasione di rispondere alla complessità delle sfide poste relativamente la presa in carico di un target specifico di minori vittime di violenza, ovvero quello dei minori stranieri presenti sul territorio della provincia di Salerno.

Tra queste troviamo il riconoscimento e valutazione del trauma da parte degli operatori sanitari (anche in ragione dell’estrema variabilità delle condotte violente a danno dei minori che comprendono l’abuso sessuale, la violenza fisica, la violenza psicologica, le patologie della cura, la violenza assistita); l’analisi in profondità delle relazioni sociali e familiari del minore; la gestione della sua dimensione psicologica; gli aspetti giuridici connessi al tema della violenza.

E’ evidente come tali difficoltà in presenza di un minore immigrato, specie se non accompagnato rischiano di accrescersi in ragione delle condizioni di precarietà, solitudine e disagio vissute, nonché delle esperienze traumatiche legate al percorso migratorio.

Il progetto RITMI, pertanto, intende ampliare la capacità di prevenzione e presa in carico dei minori, mettendo in relazione i soggetti che concorrono a contrastare la violenza su di essi (Procura, Tribunale, Enti locali, Servizi Sanitari, servizi sociali della Giustizia minorile, Comunità socio educative, servizi sociali degli Enti Locali, agenzie educative e di orientamento formativo e professionale e molti altri ancora), per giungere all’attivazione di un percorso di crescita che grazie all’acquisizione di pratiche, competenze, linguaggi comuni, possa dar vita a un modello operativo di presa in carico, in grado di applicare quanto condiviso nei diversi ambiti di intervento e di contaminare altri contesti, in una logica integrata e multi-attore, che aumenti la sua pertinenza nei confronti dei minori stranieri vittime di violenza.

L’obiettivo è quello di costruire un sistema integrato e una cultura condivisa, in termini di metodologie e di strumenti di intervento, che potenzi la capacità del territorio di intercettare, orientare e tutelare i minori vittime di violenza nel quadro di un sistema multiattore e multilivello di presa in carico basato sulla formazione degli attori, sul riconoscimento delle diverse responsabilità e sulla messa a punto di strumenti di lavoro comuni.

Tutto ciò consentirà di definire l’infrastruttura di un modello operativo sperimentale che si baserà specificatamente su: modalità di emersione dell’abuso; modalità di segnalazione dei casi; modalità di invio ai servizi pertinenti; modalità di attivazione delle risorse, di costruzione dei percorsi di presa in carico, che vedrà la ASL ricoprire un ruolo centrale.

Nell’ambito della sperimentazione verrà testato un modello organizzativo quanto più vicino possibile a quanto sperimentato in Nord Europa nell’ambito del Modello Barnahus con l’attivazione di 4 servizi specifici rivolti ai minori vittime di violenza presso le 4 Unità di Neuropsichiatria Infantile della ASL presenti a Salerno, Mercato San Severino, Cava De’ Tirreni e Agropoli, che metteranno a disposizione equipe specialistiche per il trattamento clinico del minore vittima di violenza e del genitore abusante violento.

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