progetto:

FARO – Fare Rete e Orientare

01/07/2019
31/12/2021

Linea di Finanziamento

Ministero dell'Interno

Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione.

a valere sul Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 – 2.Integrazione / Migrazione legale – ON 3 – Capacity building – lett. j) Governance dei servizi – Capacity building 2018

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I Tavoli del Progetto FARO : “Orientamento, Formazione e Lavoro dei Cittadini di Paesi Terzi”
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Descrizione progetto:

FARO – Fare Rete e Orientare” [PROG-2696] è un progetto promosso dal Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, valere sul Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 – 2.Integrazione / Migrazione legale – ON 3 – Capacity building – lett. j) Governance dei servizi – Capacity building 2018, che vede come capofila lUniversita’ Degli Studi Roma Tre Dipartimento Di Scienze Della Formazione.
Oltre all’ Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali (IPRS), sono diversi i partner che partecipano al progetto: USR Lazio – Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio ASC – Consorzio Desio-Brianza, CPIA2 – Centro Provinciale Istruzione Adulti 2, CPIA3 – Centro Provinciale Istruzione Adulti 3, REGIONE LAZIO – Direzione Regionale Formazione, Ricerca e Innovazione, Scuola Università, Diritto allo StudioREGIONE PUGLIA – Assessore alla Formazione e Lavoro – Politiche per il Lavoro, Diritto allo Studio, Scuola, Università, Formazione Professionale e CCB – Consorzio Comunità Brianza.

Il progetto avrà una durata complessiva di 31 mesi: dal 01/07/2019 al 31/12/2021.

PREMESSA
In qualsiasi ambito, da quello propriamente formativo, al lavoro, all’individuazione di idonei percorsi di inserimento educativo-professionale, in particolare per ciò che riguarda il target specifico dei migranti ospitati presso i centri di accoglienza, l’orientamento tranne alcune esperienze positive, e anche innovative, come ad esempio nel caso di Mestieri Lombardia, mostra un grande ritardo e una evidente fragilità.
Non si tratta solo di criticità legate alla scarsa diffusione di una discussione o condivisione rispetto alle modalità del riconoscimento delle competenze, della loro certificazione, del bilancio delle stesse o rispetto alla scelta dei contenuti da dare all’orientamento, ma soprattutto all’assenza di una relazione di rete, per cui al di là degli attori che hanno una specifica competenza in materia (Enti certificatori o CPIA), gli altri attori che fanno parte del sistema – come ad esempio quelli che gestiscono le tradizionali filiere del percorso educativo – non riescono ad attivare o non sono nella possibilità di attivare percorsi che si inseriscono nella prospettiva di chi fa orientamento per competenza istituzionale.
Due esempi paradigmatici in questo senso:

Ma questa assenza di una cultura di rete nel settore dell’orientamento si traduce anche nell’impossibilità di operare nel segno di una valutazione allargata delle prassi e degli strumenti utilizzati dagli attori coinvolti, e dunque nell’impossibilità di misurare l’efficacia degli interventi adottati. Se ogni attore coinvolto nell’orientamento è determinato dai linguaggi, metodologie e prassi di lavoro strettamente connessi al proprio ambito di intervento, la valutazione che farà non potrà essere che parziale, viziata dalla propria visuale di osservazione e dunque confinata agli specifici obiettivi della propria mission.
Capire invece che cosa non funziona nella modalità di lavoro e dove le criticità e i punti di tensione del sistema si manifestano, questo non può che essere il frutto di una meta osservazione che trascende dalla propria funzione e che sappia perciò oltrepassare le mansioni connesse al proprio ruolo, realizzando un passaggio dalla funzione all’obiettivo. In questo senso, la responsabilità condivisa e non delegabile vuole anche dire che la responsabilità nei confronti del beneficiario dell’intervento di orientamento va oltre quanto appartiene ai compiti connessi al proprio ruolo e in assenza di una rete ben funzionante è assai difficile operare in accordo a tale spirito. Ma è anche vero il contrario, che senza tale spirito è assai difficile attivare reti ben funzionanti.

OBIETTIVO GENERALE
Obiettivo generale del progetto Faro è quello di sperimentare a livello regionale (Lazio) e provinciale (Monza Brianza) la costruzione di un sistema integrato di rete che risponda ai bisogni di orientamento, formazione e lavoro dei titolari protezione internazionale e di esportare quanto modellizzato, attraverso un mirato processo di reingegnerizzazione, al sistema dell’orientamento e formazione della Regione Puglia, per procedere successivamente ad una capillare diffusione delle risultanze ottenute su dimensione nazionale.
Il progetto intende dunque avviare un’azione di capacity building che agisca:

  • Sul fronte culturale: l’orientamento come processo integrato e condiviso tra attori differenti;
  • Sul fronte operativo: sostenendo la logica del lavoro di rete, in coerenza con i bisogni e le criticità individuate;
  • Sul fronte degli strumenti: definendo strumenti di orientamento modellizzati sul target di riferimento.

OBIETTIVI SPECIFICI
Gli obiettivi specifici dell’intervento riguardano:

  • Sostenere i soggetti deputati all’orientamento e formazione, congiuntamente a quelli dell’accoglienza, identificandone le necessità operative connesse dall’attivazione di una rete comune;
  • Attivare innovativi percorsi formativi e di scambio per la rete dei soggetti coinvolti rispettivamente nei territori di Lazio e Monza Brianza;
  • Costruire e sperimentare prassi operative condivise sul tema dell’orientamento, formazione e avvio al lavoro, da sperimentare on the job;
  • Contaminare i diversi contesti territoriali per far crescere il sistema, attraverso l’attivazione di momenti transregionali di scambio e di approfondimento per il trasferimento delle competenze;
  • Rafforzare il sistema dell’orientamento formativo e professionale a livello nazionale attraverso la messa a disposizione di materiali e strumenti.

RISULTATI ATTESI
Tutte le azioni realizzate nell’ambito delle linee di progetto comportano:

  • Forme di apprendimento legate “al fare”;
  • La ridefinizione delle pratiche operative;
  • Il ripensamento e il riposizionamento del proprio ruolo;
  • La definizione di nuovi strumenti di lavoro;
  • La messa in rete degli attori formati, delle loro rispettive competenze e delle prassi costruite;
  • La definizione di linee guida cui orientare gli interventi nei confronti dei titolari di protezione internazionale dei cointesti coinvolti e la loro presa in carico integrata specificatamente rispetto all’orientamento formativo e professionale;
  • La stipula di protocolli di intesa;
    Pertanto, nella definizione dei risultati attesi è necessario tenere in considerazione tali elementi che rappresentano sì prodotti finali ma allo stesso indicano sinteticamente i processi che hanno caratterizzato le azioni progettuali.
    I risultati attesi riguarderanno in particolare, seguenti ambiti:
  • Messa a regime di modalità di lavoro integrato tra attori che fanno accoglienza, orientamento e formazione a livello locale, regionale e nazionale;
  • Riorganizzazione del sistema dell’orientamento scolastico, formativo e al lavoro;
  • Creazione di sinergie intra e interterritoriali.

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