L’impatto del Covid-19 sul fenomeno dell’abuso e maltrattamento all’infanzia in Italia

“L’impatto dell’emergenza Covid-19 sul fenomeno dell’abuso e maltrattamento all’infanzia in Italia: evidenze, opportunità e piste di lavoro”

di Catia Isabel Santonico

 

Non esistono dati sull’impatto dell’emergenza Covid-19 sul fenomeno dell’abuso e maltrattamento all’infanzia anche se, dalle testimonianze di chi opera in questo campo in ambito sociale e clinico, emerge la percezione di un impatto rilevante con il quale i sistemi di intervento dovranno misurarsi nei prossimi mesi.

Sono stati infatti molti gli allarmi lanciati sulle conseguenze per i bambini delle misure che l’emergenza pandemica ha imposto. In particolare si fa riferimento a bambini che vivono situazioni di violenza, alta conflittualità, incuria e abuso e violenza assistita (i dati diffusi dall’ ISTAT nel 2021 attestano che durante il lockdown le telefonate valide al 1522 sono state il 73% in più sullo stesso periodo del 2019)[1] per i quali la casa non è un luogo sicuro e che sono esposti a traumi amplificati dall’impossibilità di accesso ad adulti di fiducia a cui chiedere aiuto, come gli insegnanti, un amico, un parente.

Certamente, come sottolinea il CESVI (Il tempo della cura, Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, 2021)[2] l’emergenza e il lockdown hanno moltiplicato i fattori di rischio per il maltrattamento all’infanzia. Sono mancate molte delle opportunità di sostegno, sia quelle istituzionali – in particolare con l’abbassamento dei livelli di monitoraggio dovuti all’interruzione di molte attività dei servizi sociali – o garantite dalla scuola, sia quelle offerte dai membri della famiglia allargata, dai contesti amicali e comunitari. Questa situazione ha reso per le giovani vittime più difficile cercare aiuto, ma anche per i caregiver trovare sostegno e occasioni di confronto. Le famiglie hanno sofferto di tensioni eccezionali, preoccupazioni, ansie, solitudine che, in alcuni casi possono aver portato ad un aumento di comportamenti violenti e trascuranti. Più in generale sono emerse le fragilità delle famiglie come contesti educativi e la debolezza della rete delle agenzie e dei servizi deputati, che non ha saputo raggiungerle per offrire un sostegno in momenti di difficoltà.

Chi può raggiungere le famiglie in difficoltà quando i servizi sociali o la scuola non riescono ad offrire risorse?
È possibile offrire aiuto a distanza? Come?
Chi può garantire un monitoraggio costante?

Questi sono i quesiti che si sono aperti durante il periodo dell’emergenza pandemica. Se la crisi derivata dall’emergenza pandemica ha enfatizzato le criticità strutturali già esistenti ha anche fatto emergere nuove risorse e nuove possibili risposte.  Facciamo un esempio.

All’interno delle reti di intervento alcuni attori, ed in particolare i pediatri di libera scelta, hanno potuto e saputo garantire una presenza costante ai loro assistiti rappresentando, più di altri, un riferimento delle famiglie nel periodo della pandemia, anche grazie all’adozione di modalità di intervento flessibili imposte dall’esigenza di adeguare l’operatività alle condizioni di intervento durante l’emergenza

I pediatri di libera scelta, dato il loro ambito di competenze e per il rapporto di fiducia che instaurano con le famiglie, possono prima di altri attori intercettare segnali di disagio e sofferenza e promuovere l’adozione dei provvedimenti più opportuni a tutela della salute fisica o emotiva dei bambini. In che modo? Le possibilità sono ampie e riguardano tutto l’arco dello sviluppo dei minorenni. Possono osservare segnali di disagio dei neogenitori; hanno una funzione di monitoraggio costante dello sviluppo del minorenne attraverso le visite per i bilanci di salute; possono visitare il bambino svestito; possono indicare l’esigenza di indagare in modo ampio e approfondito disturbi che possono apparire segnali di disagio o trauma; possono monitorare situazioni a rischio ad esempio dopo la dimissione dall’ospedale o dal pronto soccorso; più in generale rappresentano uno degli attori del sistema sanitario potendo attivare direttamente risorse specialistiche in ambito pubblico per approfondimenti mirati alla valutazione del trauma e dell’impatto sullo sviluppo. L’Ospedale pediatrico di Bari ha costruito nel tempo prassi di collaborazione con i pediatri di libera scelta in ambito regionale che hanno l’obiettivo di promuovere il ruolo dei pediatri di libera scelta nell’emersione e nell’intervento precoce nei casi di abuso e maltrattamento all’infanzia e un monitoraggio delle famiglie a rischio. Tale obiettivo è stato raggiunto attraverso una formazione sui segnali di abuso e maltrattamento con particolare attenzione ai casi nei quali il trauma si manifesta attraverso disturbi somatoformi, meno evidenti ma potenziali segnali di una sofferenza prolungata, da parte dei minorenni e prevedendo procedure di invio all’ospedale per accertamenti per un eventuale segnalazione da parte dell’ospedale alla Magistratura o l’apertura di una interlocuzione con i servizi sociali sulla situazione del nucleo familiare.

Nonostante la costanza di rapporto e il ruolo che pediatri di libera scelta giocano nell’emersione e nell’intervento precoce sul fenomeno dell’abuso e del maltrattamento, in Italia essi si trovano all’ultimo posto tra le fonti di segnalazione del maltrattamento (1,4%) dopo gli ospedali (4,2%), secondo i dati della seconda indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia[3]. Per la maggior parte dei casi è l’autorità giudiziaria ad attivarsi in tal senso (42,6%), seguita dalle agenzie educative (famiglia, scuola ed extra-scuola), quelle che sono entrate in crisi o alle quali è mancata l’opportunità di intervenire durante la pandemia, per un complessivo 53% delle segnalazioni. C’è ancora molto da fare per rendere concrete queste potenzialità e promuovere un ruolo attivo dei pediatri nell’emersione dei casi di violenza all’infanzia ma è una strada certamente da perseguire.

Note:

[1] ISTAT (2021) Le richieste di aiuto durante la pandemia – I dati dei centri antiviolenza, delle Case rifugio e delle chiamate al 1522 Anno 2020, https://www.istat.it/it/archivio/257704

[2] L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia è un’indagine statistico-quantitativa elaborata da Cesvi con un team di ricerca che stima la vulnerabilità dei bambini al fenomeno del maltrattamento nei diversi territori italiani. È costruito a partire dall’analisi dei fattori di rischio e dei servizi di ogni regione, un’analisi applicata tanto alle potenziali vittime quanto agli adulti potenzialmente maltrattanti. 

[3] Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza – CISMAI – Fondazione Terre des Hommes Italia. II indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia risultati e prospettive, 2021 p. 27. Nel 2015 l’Autorità Garante ha promosso uno studio realizzato CISMAI e Terre des Hommes che aveva bisogno di essere aggiornato rispetto all’evolversi della società e al cambiamento delle condizioni sociali ed economiche. L’Autorità Garante nel 2018, ha quindi incaricato le stesse organizzazioni di provvedere alla “II Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia”:  https://terredeshommes.it/pdf/Dossier_Maltrattamento_2021.pdf