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“Il romanzo Familiare di Freud” di G. Rubin- Ed. Italiana a cura di Valter Santilli

Dettagli Evento

22/06/2018
dalle 18:00
alle 20:00

Presentazione del libro

 

“Il romanzo familiare di Freud” di G. Rubin*

 

Edizione italiana a cura di Valter Santilli**

 

 

 

 

   

 

    Traduttore: A. Cocciante

    Curatore: V. Santilli

    Editore: Alpes Italia

    Anno edizione: 2018

    In commercio dal: 22/03/2018

    Pagine: XXV-107 p., Brossura

    EAN: 9788865314203

     Acquista on line

 

 

 

 

Introduce Raffaele Bracalenti

Ne discutono: Andrea Baldassarro, L. Caetani, Arturo Casoni, Valter Santilli

INGRESSO LIBERO

Per informazioni e prenotazioni:

Istituto Psicoanalitico per le Ricerche Sociali – Passeggiata di Ripetta 11, Roma.

Tel. 06.32652401 – segreteria@iprs.it

 

 

All’inizio dell’estate del 1872 il giovane Sigismund (all’epoca era ancora questo il suo nome) aveva appena compiuto 16 anni ed era un brillante studente liceale, ammirato da tutta la sua famiglia. Perché potesse fare una breve vacanza, lui che raramente ne faceva, si decise che Sigi Freud si recasse a Freiberg, la cittadina dove egli era nato, accettando così l’amichevole invito della famiglia Fluss…”.
Potrebbe essere questo il promettente incipit di un letterario romanzo dell’800 se, realisticamente, la cronaca e l’ambientazione non facessero parte di alcuni personali capitoli del romanzo familiare di Freud.
Il 1872 era stato un anno cruciale per Sig[is]mund Freud, per il suo destino personale e per quelli che saranno i suoi indirizzi speculativi e le scelte professionali; dobbiamo risalire a quell’anno se vogliamo comprendere le originali motivazioni che hanno alimentato il suo genio. Capiremo meglio ciò che lo spinse a studiare la natura profonda degli esseri umani, avendo intuito la natura complessa delle relazioni familiari.
In questo libro la psicoanalista Gabrielle Rubin ha raccolto e analizzato – con rigoroso metodo freudiano – tutti gli elementi disponibili, sparsi negli scritti di Freud, nella sua corrispondenza e nelle numerose biografie a lui dedicate, per cercare di far luce su alcune parti del romanzo familiare di Freud che sembrano poter alludere all’esistenza di segreti nella sua famiglia di origine.
Il libro è costruito minuziosamente, l’Autrice procede sulla base di tracce e di indizi tornandovi più volte, come farebbe un bravo detective, per comporre il puzzle che ci darà infine una brillante visione a sostegno di sorprendenti significati.
Leggendo questo libro si comprenderà chiaramente perché i grandi interrogativi conoscitivi di Freud abbiano fatto di lui un personaggio emble-matico e geniale del ‘900 e, con sorpresa, si scoprirà come alcune delle sue spinose questioni personali possano oggi apparire straordinariamente vicine alle problematiche che investono le attuali ‘realtà familiari’.

 

 

 

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Il testo che segue è stato stralciato tratto dall’intervista di Doriano Fasoli a Valter Santilli. Il testo intero dell’intervista verrà pubblicato su ‘Sulla letteratura (On literature)’ 
a cura di/ edite by Nicola d’Ugo

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Valter Santilli è il curatore della edizione italiana del libro ‘Il romanzo familiare di Freud’ di Gabrielle Rubin, psicoanalista e scrittrice francese. E’ un bel testo, agile nello stile e originale nei contenuti. Il libro è il frutto di una ricerca dell’autrice – condotta con metodo rigorosamente freudiano – sulle tracce del ‘romanzo familiare di Freud’. Questo suo lavoro appare ispirato da una suggestiva frase di E. Jones “Si dovrebbero studiare le conseguenze che su Sigi hanno avuto le complessità della sua famiglia di origine”, messa in esergo. E’ bene ricordare quanto complessa fosse la ‘costellazione familiare’ di Freud : Il padre, Jacob, aveva circa venti anni in più di Amalia, la madre di Freud. Jacob Freud era vedovo e aveva avuto due figli da un precedente matrimonio, Emanuel e Philipp, questi vivevano con lui e avevano all’incirca la stessa età della loro giovane matrigna. Emanuel inoltre era già sposato e aveva un figlio, John, di un anno maggiore di Sigmund: Freud dunque appena nato era già lo zio di un nipote che era più grande di lui di un anno…

Chiedo al ‘curatore’ della edizione italiana del libro come e quando è nata l’iniziativa editoriale di pubblicare in italiano questo testo, poco conosciuto, che ha come suo audace obiettivo quello di riscrivere una parte della vita di Freud e di ridefinire alcuni significati delle sue opere attraverso il filtro del ‘romanzo familiare’…

V.S.: Nella presentazione del libro ripercorro per sommi capi le tappe che mi hanno portato ad avvertire la necessità di tradurre e pubblicare in italiano questo libro. Trovai e acquistai questo libro di Gabrielle Rubin in una piccola e ben fornita libreria di Montpellier, nel 2006. Rimasi superficialmente colpito dal titolo, per la sua vaga suggestione letteraria, più che dalla scarna immagine di copertina… una volta tornato a Roma riposi il libro su uno scaffale della mia libreria, di non facile accesso, e lì è rimasto per qualche anno…

D.F.: E quindi quando e perché iniziasti a leggerlo ?

V.S.: Iniziai a leggerlo quando mi avvicinai, personalmente e professionalmente, alla psicoanalisi e quando il mio interesse per le opere di Freud andò oltre il mero interesse culturale… quando lessi per la prima volta il libro della Rubin, Le roman familial de Freud , rimasi colpito dall’ audacia con cui ella si avventura nel ripercorrere, con metodo rigorosamente freudiano, alcune tappe cruciali della vita di Freud, le tappe che, secondo l’autrice, furono poi determinanti per le successive scoperte geniali del padre della psicoanalisi. Rubin in questo suo libro ne rimette in gioco i significati…

D.F.: Entriamo dunque nel merito dei contenuti del libro, quali sono gli ‘assi portanti’ di questa ricerca ?

V.S.: L’ambizione del libro è quella di fornire ai lettori e agli studiosi di Freud un contributo di conoscenza su una particolare ‘creazione psichica’, il personale ‘romanzo familiare di Freud’…

D.F.: Cosa si intende e quali sono i confini del ‘romanzo familiare’ ?

V.S.: Il ‘romanzo familiare del nevrotico’ è una creazione psichica inconscia infantile che Freud stesso ha scoperto e che ha poi elaborato teoricamente partendo dalla clinica; è questa una creazione infantile immaginaria e universale che ogni bambino tenta di elaborare sul tema delle proprie origini: spesso la ‘fantasia’ che il bambino si rappresenta è che i suoi genitori non siano realmente quelli con cui vive ma che siano altri, appartenenti ad una classe sociale e/o culturale superiore… a volte il ‘romanzo’ si intreccia con qualcosa di reale, ad esempio con dei ‘segreti familiari’…

….

… Il testo della Rubin, che potrebbe apparire semplice o addirittura sensazionalistico ad una prima lettura, in realtà è un testo complesso che si sviluppa su più livelli…
il tema trattato è molto ambizioso per questo l’autrice si mantiene rigorosa nell’utilizzo del metodo analitico. Il libro è costruito minuziosamente ed è basato su documenti sparsi ricavati dagli scritti scientifici e dalla corrispondenza privata di Freud oltre che dalle più accreditate biografie pubblicate, in particolare quelle di E. Jones e di S. Bernfeld. Il libro vorrebbe far luce su alcune parti del ‘romanzo familiare di Freud’ che sembrano intrecciarsi con la ‘realtà’ di segreti che si suppone siano esistiti nella sua famiglia di origine.

D.F.: Vogliamo ‘svelare’ l’entità di questi supposti segreti ?

V.S.: Su questa pista della esistenza di segreti nella famiglia di Freud l’autrice procede con molta cautela, nel libro ella segue delle tracce e degli indizi su cui torna poi più volte, come farebbe un bravo detective o un bravo scrittore di gialli. Rubin compone in questa sua investigazione un puzzle complesso che alla fine ci darà una sorprendente visione d’insieme. Senza togliere al lettore il piacere e la curiosità di scoprire lui stesso il segreto a cui si allude nel testo, accenniamo soltanto al fatto che il segreto che avrebbe alimentato il ‘romanzo familiare di Freud’ coinvolge la coppia genitoriale, Amalia Nathanson e Jacob Freud…

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D.F.: Perché si dovrebbe leggere questo libro ? Non sappiamo già abbastanza di Freud e della psicoanalisi ?

V.S.: Perché è un libro appassionante e perché riattualizza il genio di Freud ! Gabrielle Rubin è una degna allieva di Freud, nella sua scrittura sentiamo la passione che ella ha per la psicoanalisi; … ha ereditato da Freud la sua ‘passione di sapere’ … questa deriva dalla primitiva pulsione di sapere che appartiene al bambino quando si confronta con il mistero della vita…mantenere viva questa passione significa non smettere mai di interrogarsi sulle proprie origini…

….

D.F.: Quali sono le parti del libro che più ti hanno coinvolto?

V.S.: Ho trovato molto interessante che l’Autrice abbia voluto narrare il contesto storico in cui si inserisce il ‘genogramma’ dinamico della famiglia Freud, questo ha reso piacevolmente ‘letteraria’ la storia che viene raccontata…Rubin narra di episodi di vita… riporta testimonianze di storie vissute… e storicizzando la materia umanizza molto la geniale figura di Freud… Ad esempio l’ incipit di uno dei capitoli centrali del libro recita “All’inizio dell’estate del 1872 il giovane Sigismund (all’epoca era ancora questo il suo nome) aveva compiuto 16 anni ed era un brillante studente liceale, ammirato da tutta la sua famiglia…”… sembra l’ irresistibile incipit di un letterario romanzo ottocentesco che continua “…si decise che Sigi Freud si recasse a Freiberg, la cittadina dove lui era nato, accettando così l’invito  amichevole della famiglia Fluss…”. In alcuni capitoli del libro il ‘romanzo familiare’ sconfina piacevolmente nel romanzo letterario…Basandosi sulle lettere che il giovane Sigismund Freud scrive all’amico Eduard Silberstein, Rubin ricostruisce la fatidica estate del 1872, l’epoca in cui Freud torna per la prima volta a Freiberg, il luogo dove era nato e dove aveva trascorso la sua prima infanzia.
In una delle lettere indirizzate all’amico Silberstein, Freud scrive con un certo pudore – e per questo utilizza la lingua spagnola per “…facilitarmi a scrivere cose confidenziali”, spiega – del suo fulmineo  innamoramento per la giovane Gisela Fluss…
ma non appena l’indomani Gisela riparte per fare ritorno al collegio, dopo un iniziale suo acuto sconforto, inizia a scrivere all’amico della madre di lei, Eleonora… descrivendola nei particolari e manifestando una grande ammirazione per lei.
Si chiede allora Rubin nel libro se in realtà il giovane Freud non fosse stato ‘preso’ da Eleonora più che da Gisela … Il giovane Freud, manifestando già allora una sottile e sorprendente capacità autoanalitica, scrive infatti all’amico “…mi sembra di aver trasferito sulla figlia, sotto forma di amicizia, il rispetto che mi ispira la madre”. Il ritorno di Freud a Freiberg fu dunque per lui crocevia di profondi turbamenti e di
importanti cambiamenti e Rubin nel suo libro non manca di descriverli e di analizzarli, nei particolari. Sappiamo che il giovane Sigismund sino ad allora aveva coltivato l’ambizione di diventare un leader politico e per questo avrebbe voluto avviarsi agli studi giuridici, dopo il suo ritorno a Freiberg le sue ambizioni per il futuro cambiarono radicalmente, egli inizia ad orientare i suoi interessi verso lo studio scientifico della Natura… Sono convinto che solo una scrittrice, una psicoanalista, avrebbe potuto trattare con confidenza una materia così intima che riguarda Freud in relazione al materno…


Credo sia stata una grande intuizione e un grande merito di G. Rubin l’aver riletto spostati però sul versante materno i dubbi che avevano attanagliato il giovane Freud in merito alla propria discendenza…

D.F.: E’ questo allora il tema originale e pulsante del libro…?

V.S.: Mi ha molto colpito quanto ha dichiarato C. Bollas, uno degli psicoanalisti più creativi sulla scena contemporanea, in una interessante intervista di qualche anno fa… per coincidenza anche questa data 2006 !…raccolta da V. Bonaminio, sul tema delle Articolazioni ‘dell’inconscio’ … Bollas dice che Freud aveva rimosso la conoscenza di sua madre e per questo non era più cosciente del contributo della madre
alla struttura psichica del sé…questa autorevole affermazione risuona molto bene con quello che, pazientemente e rispettosamente, cerca di descrivere Rubin nel suo libro sul ‘romanzo familiare…’ …

D.F.: L’autrice del libro dunque documenta narrativamente quanto Bollas afferma in maniera piuttosto lapidaria ?

V.S.: Mi pare proprio di si, Rubin con femminile e paziente precisione ha tessuto una sua tela ‘narrativa’…e per fare questo ha utilizzato la materia che proviene dalle impasse rilevabili negli scritti di Freud sotto forma di non-detti, di lapsus o anche di inesattezze autobiografiche… una volta tessuta la tela ella si è messa alla ricerca degli intrecci annodati e poi ne ha tirato il filo districandoli con delicata e confidenziale naturalezza …

 

 

*Gabrielle Rubin: Psicologa clinica, psicoanalista e scrittrice, è membro della Società Psicoanalitica di Parigi (S.P.P.) e dell’International Psychoanalytic Association (I.P.A.). è autrice di numerose pubblicazioni, alcune delle quali anche tradotte in lingua italiana.

**Valter Santilli: Medico e psicoterapeuta, è Didatta dell’Istituto Italiano di Psicoterapia relazionali (I.I.P.R./Roma) ed è docente presso la scuola di Specializzazione in Ipnosi clinica e Psicoterapia Eriksoniana (S.I.I.P.E./Roma).