progetto:

La famiglia di fronte al reato – Azioni sperimentali a supporto delle famiglie dei minori autori di reato

01/12/2008
31/08/2015

Linea di Finanziamento

Il progetto è stato finanziato dalla Commissione Europea, DG Freedom, Security and Justice, Programma “Fight Against Crime”; successivamente dall’ accordo di Collaborazione tra il Dipartimento per le politiche della famiglia e il Dipartimento per la Giustizia Minorile. Inoltre il Dipartimento della Giustizia Minorile ha ampliato il progetto ad ulteriori Centri della Giustizia Minorile che hanno finanziato l’esperienza con fondi interni.

Descrizione progetto:

Prima di procedere con la descrizione sintetica del progetto, sarà bene soffermarsi sulla lettura di una cronologia ragionata, che ne restituisca il divenire nel corso di diverse annualità. La prima fase, a regia europea, “Family roots”, cominciata nel 2008, si è conclusa nel 2011. Terminato il progetto europeo, l’intervento è continuato in Italia, nell’ambito del progetto “La famiglia di fronte al reato”.

Il progetto è nato dalla percezione che la famiglia, soggetto così centrale nel lavoro sociale, fosse poco esplorata nelle sue potenzialità nel progetto socio-educativo in area penale. In particolare, la fase d’indagine che ha previsto la realizzazione di interviste con gli operatori della Giustizia e con le famiglie, ha permesso di individuare bisogni specifici di queste ultime, rispetto ai quali sia i riferimenti teorici, sia la formalizzazione di prassi operative sono ancora, a quanto emerso, poco esplicitati. Ciò non perché gli operatori non dedichino una parte considerevole del loro lavoro proprio all’intervento con la famiglia, ma perché proprio questa parte preziosa e complessa del lavoro sociale risulta spesso “perduta”, nella documentazione ufficiale. Ne deriva che la questione del coinvolgimento della famiglia è un aspetto che, seppur ampiamente presente nella analisi della situazione curata dall’operatore, fatica ancora ad essere adeguatamente esplorata e concettualizzata in strutturate opzioni d’intervento.

Il progetto ha fornito modelli teorici per il lavoro con le famiglie, attività di formazione e supervisione e ha contribuito a rendere il lavoro “con” le famiglie e “per” le famiglie non soltanto una prassi consolidata, ma anche una modalità di lavoro riconosciuta e costantemente verificata, innalzando significativamente la qualità dell’intervento.

Grazie a questo progetto è stato possibile attivare una vera e propria comunità di pensiero e di pratiche, consentendo agli operatori di confrontarsi in prima persona con i loro colleghi su altri territori, sperimentando l’innovazione e rimettendosi in gioco, ancora una volta, sollecitati da nuove modalità di lavoro.

Il progetto è stata l’occasione per sostenere una maggiore collaborazione tra tutti gli attori e i servizi di un territorio (servizi sociali, Asl, privato sociale per citare i principali) in nome non soltanto di quel lavoro di rete che oramai è indispensabile per ogni intervento sociale complesso, ma soprattutto in ragione della responsabilità condivisa ma non delegabile che la Giustizia Minorile ha su ogni minore autore di reato. L’alleanza tra i servizi non solo ha sostenuto le attività progettuali, ha anche insegnato tanto; ha infatti consentito di evidenziare quanto la linea di demarcazione tra penale e civile o meglio, tra penale e sociale, sia quanto mai sfumata.

Sono stati sperimentati e consolidati quattro modelli di intervento, tutti ispirati al lavoro di gruppo; sia perché il lavoro con i gruppi consente una più rapida elicitazione delle emozioni e delle fantasie, anche di quelle più profonde; sia perché questa tipologia di lavoro si mostra più idonea a garantire quei criteri di efficienza e sostenibilità che sovente sono richiesti dal sistema e dagli operatori dei servizi. I modelli di intervento adottati nell’ambito del progetto sono i gruppi Multifamiliari, i gruppi Gestalt, i gruppi ispirati all’Auto Mutuo Aiuto e le Family Group Conferences; ognuno dei modelli è stato ripensato e riadattato alle esigenze ed alle peculiarità del sistema della Giustizia Minorile.

Destinatari

Destinatarie del progetto sono state le famiglie con un figlio in carico al sistema della Giustizia Minorile e gli operatori che si sono occupati della presa in carico; presso L’Aquila, Campobasso e Ancona (CGM L’Aquila), Cagliari e Sassari (CGM di Cagliari), Bari (CGM di Bari), Potenza, Catanzaro e Reggio Calabria (CGM di Catanzaro) e, successivamente presso Padova (CGM Venezia), Genova (CGM Torino), Bologna (CGM Bologna), Firenze (CGM Firenze), Perugia (CGM Firenze) e Lecce (CGM Bari).

Contesto

Sono anni che i servizi della Giustizia Minorile si interrogano su come rendere più efficace il lavoro svolto con le famiglie di minori autori di reato, per sostenerle nella loro funzione educativa in un momento della vita del minore, e della famiglia stessa, non certo facile, quale quello che fa seguito alla commissione di un reato e al consequenziale provvedimento della Giustizia Minorile.

E’ in effetti sempre più frequente che il minore sia in carico alla cosiddetta “area penale esterna” e non entri quindi nel circuito degli Istituti penali minorili.

Questo vuol dire che la famiglia gioca sempre più spesso un ruolo centrale nella riuscita del progetto educativo; i servizi colgono con sofferenza il disorientamento della famiglia stessa e il trauma che l’incontro con il sistema penale provoca su di essa.

Nonostante gli sforzi fatti dal legislatore per ridurre la valenza traumatica dell’impatto con il sistema della Giustizia, è inevitabile che tale impatto esista sia sul minore, sia sulla famiglia.

Non è un caso, che pochi anni fa il Consiglio d’Europa abbia ritenuto di dover pubblicare delle Direttive per rendere ancora più “amichevole” i sistemi di Giustizia Minorile, riconoscendo quanto complesso sia costruire una relazione tra sistemi di Giustizia e minori e famiglie scevra da pregiudizi negativi e violenza.
Obiettivi specifici e azioni

Obiettivi specifici sono stati:

  • investigare i bisogni specifici delle famiglie che hanno un figlio in carico al sistema della Giustizia Minorile;
  • individuare possibili modelli d’intervento in tale ambito.

A tutti gli operatori della Giustizia che hanno aderito alle attività progettuali, sono stati proposti:

  • percorsi di formazione relativi ai modelli di intervento con le famiglie impiegati;
  • percorsi di approfondimento sul modello adottato in ognuno dei contesti territoriali ove le attività progettuali hanno insistito ed inoltre;
  • l’attuazione dei gruppi è stata sostenuta da un percorso di supervisione relativo all’andamento del gruppo, teso a garantire la corretta impostazione metodologica dell’intervento e sostenere le difficoltò che gli operatori sperimentano nell’attuazione di metodologie di lavoro innovative.

Nel tempo è stata ampliata la rete dei Servizi coinvolti nelle attività progettuali: oltre ai servizi della Giustizia minorile è stata perseguita e raggiunta la collaborazione dei Servizi sociali territoriali, degli operatori delle ASL ed i professionisti del Terzo Settore.

Output

Ognuno dei 4 modelli di intervento sperimentati e consolidati grazie al progetto, tutti ispirati al lavoro di gruppo (gruppi Multifamiliari, gruppi Gestalt, gruppi ispirati all’Auto Mutuo Aiuto e Family Group Conferences) è stato ripensato e riadattato alle esigenze ed alle peculiarità del sistema della Giustizia Minorile e applicato con le famiglie in 18 territori italiani.

Dei territori presso i quali hanno insistito le attività progettuali, 6 (Bologna, Firenze, Genova, Lecce, Padova, Perugia) non erano coinvolti nelle precedenti attività del progetto: è stato necessario proporre un percorso di formazione su tutti i modelli di intervento con le famiglie: in questi 6 territori sono state svolte 45 giornate di formazione coinvolgendo 150 operatori.

Circa 190 famiglie hanno beneficiato dei gruppi e di queste 100 ne hanno beneficiato nei 9 territori che hanno adottato il modello dei gruppi multifamiliari; 50 famiglie sono state coinvolte in gruppi ispirati all’Auto Mutuo Aiuto in 4 territori; 24 famiglie hanno partecipato ad un gruppo Gestalt e 13 famiglie sono state coinvolte nelle Family Group Conference.

Circa 350 operatori della Giustizia Minorile e dei servizi sociali in generale hanno conosciuto ed appreso i modelli di intervento proposti, di questi circa 250 si sono sperimentati attività di supervisione.

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